La Personalita’ Dipendente: Comprensione Psicodinamica

Le caratteristiche principali della personalità dipendente sono l’eccessiva sottomissione, difficoltà gravi ad accettare separazioni  e perdite.

Personalita dipendenti
Foto di Jung Hee Park.

Il comportamento è dubbioso, pessimista, con paura di esprimere sentimenti e impulsi sessuali ed aggressivi, difficoltà nell’assumersi responsabilità, in tal senso la persona tende a delegare di volta in volta a “surrogati genitoriali”  compiti di supervisione o addirittura, a livello ancor più identificativo, scelte anche intime che sostituiscono se stesso.

Di seguito riporto i principali criteri diagnostici presenti nell’ultima versione del DSM –IV-TR:

Criteri diagnostici DSM IV-TR per il Disturbo Dipendente di Personalità

Una situazione pervasiva di eccessiva necessità dell’altro,  di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi.

1)    Ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni

2)    Ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita

3)    Ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri, per il timore di perdere supporto o approvazione (non includere timori realistici di punizioni)

4)    Ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente ( per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia)

5)    Può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accadimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli

6)    Si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso

7)    Quando termina una relazione stretta ricerca urgentemente un’altra relazione come fonte di accadimento e di supporto

8)    Si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso

Secondo Gabrielli e Moscato (in Giberti- Rossi, 2005) nella prospettiva psicoanalitica odierna “il confine tra personalità e sintomi non è sempre o chiaramente distinguibile” ,  in effetti il lavoro di comprensione psicodinamico non è tanto o non solo la natura del sintomo quanto la più complessa organizzazione personologica del paziente.

Oggi il sintomo diventa  espressione di un malessere derivato in gran parte da strutture rigide di personalità, apprese nelle prime fasi di sviluppo, che confliggono con aspetti contestuali forti, l’intera immagine del sé ne resta coinvolta.

In passato si riteneva che il disturbo di personalità dipendente derivasse da una difficoltà nella fase orale dello sviluppo psicosessuale, tale idea oggi non è totalmente condivisa.

Secondo Gabbard (2007) nella storia di pazienti con disturbo di personalità dipendente è presente “un modello pervasivo di rinforzo genitoriale” in tutte le fasi dello sviluppo.

In diversi studi empirici (Head et al., 1991,) risulta che le famiglie di individui con personalità dipendente erano caratterizzate da un elevato controllo e ridotta espressività, confrontato con un gruppo clinico e a un gruppo normale . Anche nello studio sul contesto familiare infantile di Baker (1996) è stato rilevato che l’ambiente offriva scarsa se indipendenza ed alti tassi di controllo.

Le modalità sottili con le quali i genitori hanno creato nella fantasia del bambino una sorta di pericolosità nello sviluppare un’indipendenza, possono essere la radice più profonda di un assetto personologico dipendente da adulto. In tal caso un attaccamento insicuro resta la base più certa per l’attecchimento di un disturbo dipendente,  infatti tali pazienti riscontrano un pattern di attaccamento invischiato (West et al., 1994) .

La dicotomia passivo-attivo nella dinamica relazionale di una  personalità dipendente risulta essere  abbastanza equivalente poiché scopo principale è quello di mantenere rapporti interpersonali solo ed esclusivamente al fine di supportare e rassicurare le ansie più profonde che caratterizzano tali persone.

Questo aggrapparsi agli altri maschera spesso l’aggressività  che difende dal conflitto che contemporaneamente viene espresso nella pretesa in cui  “l’altro ha il dovere di restare in un ruolo di tutoraggio continuo” , un po’ come il bambino che in assenza della mamma piange e si dispera nella fantasia onnipotente che quel pianto possa controllare  e bloccare.

La pretesa è “la provocazione che non ammette sconferme” (Carli – Paniccia 2002) in tale dinamica non esiste  il dialogo e lo scambio, ma resta solo ed esclusivamente il rifugio in un ruolo che da diritto alla  pretesa stessa , camuffando la relazione come se fosse “amica”.

Nel disturbo dipendente tali dinamiche restano le uniche modalità che permettono l’affermazione della propria identità, un identità “debole” spesso frammentata, incapace di riconoscere parti sane e potenzialità di se stessi.

Dott. Orlando Oliva

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2000) DSM-IV-TR, Masson, Milano.

Carli R., Paniccia R.M. (2003), Analisi della Domanda. Teoria e tecnica dell’intervento in Psicologia Clinica, Il Mulino, Bologna.

Catella M., Zucca Alessandrelli C. (1999) La personalità dipendente. Percorsi di interpretazione e di cura dei fenomeni di dipendenza alla luce della tradizione psicoanalitica, Centro Ambrosiano, Milano.

Firbairn D.W. (1952) Studi psicoanalitici sulla personalità, Bollati Boringhieri, Torino.

Gabbard G.O. (2005) Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Kernberg O. (1987) Disturbi gravi della personalità, Boringhieri, Torino.

Westen D., Shedler J., Lingiardi V. (2003) La valutazione della Personalità con la SWAP-200, Raffaello Cortina Editore, Milano.