Il Vado – valutazione di abilità definizione di obiettivi

Valutazione di Abilità Definizione di Obiettivi

Il Vado è apparentemente “tecnicistico” ma rispecchia in realtà il bisogno di mettere in opera quelle che Saraceno definisce “competenze parentali” (capacità di ogni buon genitore).

Si fonda sulla convinzione che in realtà limiti e risorse di “normali” e non, sono diversi per quantità ma non per qualità. Pertanto l’ apprendimento non differisce qualitativamente (salvo maggior pazienza e resistenza alla frustrazione quando ci si rivolga a malati psichiatrici).

Messo a punto da un gruppo di operatori con una lunga esperienza in campo riabilitativo e da ricercatori esperti nello sviluppo di strumenti di valutazione standardizzati, il VADO è uno strumento innovativo per la valutazione e la pianificazione di interventi riabilitativi individualizzati con persone che presentano disabilità personali e sociali dovute a disturbi mentali. Si rivolge pertanto a tutti gli operatori che lavorano nel campo della riabilitazione psichiatrica, indipendentemente dal loro ruolo professionale: psicologi, psichiatri, assistenti sociali, educatori, infermieri. Il VADO fa riferimento a un modello riabilitativo che si basa su alcuni punti fondamentali. Primo, l’obiettivo principale dei programmi riabilitativi è mettere gli utenti in grado di vivere nell’ambiente di loro scelta con il maggior grado di autonomia possibile date le loro condizioni; secondo, i programmi iniziati in strutture residenziali o semiresidenziali o durante un ricovero dovrebbero dare la massima importanza all’acquisizione e al miglioramento delle abilità che saranno più utili alle persone quando verranno dimesse e vivranno nell’ambiente di loro scelta; terzo, è comunque essenziale che le abilità apprese siano messe in atto anche nell’ambiente di vita prescelto e si deve verificare che ciò avvenga realmente.

Il VADO è costruito su  due componenti fondamentali: una prima componente relativa alla valutazione del paziente, e una seconda relativa alla pianificazione/contrattazione e conduzione del programma riabilitativo.

Il ruolo supportivo  nella gestione della riabilitazione si propone come facilitatore di dinamiche d’intervento atte a:

–         definire gli obiettivi di un programma riabilitativo individualizzato per persone che hanno difficoltà a svolgere le attività della vita quotidiana, ad avere una soddisfacente vita relazionale e in genere a essere autonome.

–         valutare l’andamento del programma, il raggiungimento degli obiettivi e gli esiti.

L’intervento riabilitativo, è utile precisarlo, comporta non solo il miglioramento delle competenze individuali, ma anche “l’introduzione di cambiamenti ambientali/relazionali che permettono una vita della migliore qualità possibile alle persone disabili”.

Le aree principali che vengono valutate in un continuum interventistico sono quattro:

  • Attività socialmente utili
  • Rapporti personali e sociali
  • Cura dell’aspetto e dell’igiene
  • Comportamenti disturbanti e aggressivi

La fase valutativa si orienta verso un’osservazione partecipata nella vita del paziente; le fonti alle quali attingere possono essere varie e tutto diventa parte integrante della conoscenza  del paziente che l’operatore può utilizzare per individuare “quale obiettivo con quali potenzialità”.

Per rivelare informazioni necessarie si può utilizzare in tutto o in parte l’intervista standardizzata fornita dallo strumento stesso, che non si propone come un’intervista strutturata nel senso più specifico del termine, ma come spunto per la valutazione delle tre aree principali favorendo un colloquio abbastanza libero che  crei una più condivisa alleanza terapeutica.

Segue poi la costruzione dell’obiettivo concordato sia nello spazio (area d’intervento) che nel tempo (effettivo termine più o meno flessibile).

Punti fondamentali per la progettazione:

  • Badare più al recupero a lungo termine dell’autonomia che all’immediata soddisfazione del paziente, cercando di negoziare con lui anche obiettivi di autonomia per i quali può all’inizio mostrare riluttanza o indifferenza.
  • Valorizzare ciò che di “sano e intatto l’individuo malato nasconde sotto la sua disorganizzazione.
  • Concentrarsi sulle azioni (“non sulle spiegazioni”)
  • Sviluppare programmi riabilitativi organizzati e strutturati in un ambiente umano stabile e prevedibile.
  • Dare priorità alle abilità Sociali necessarie per vivere sul Territorio (per Lavorare, per gestire una casa, ecc.)

Un’altra importante fase è quella del monitoraggio nel tempo tramite appositi test valutativi che permettono all’equipe di mantenere una struttura guida pur non perdendo le caratteristiche di flessibilità  e dinamicità  che distinguono tale strumento.

La  Comunità Terapeutica “Marcigliana” per le proprie caratteristiche organizzative e di presa in carico e contrattazione  col  paziente si è prefigurata come contesto molto idoneo alle funzionalità operative di uno strumento creato per la valutazione e la progettazione di attività necessarie ad un miglioramento delle abilità personali, sociali  e professionali.

Durante quest’anno sono stati avviati dei progetti di “recupero di risorse e potenziali” che hanno visto partecipi sia utenti che operatori coinvolgendo l’intera comunità.

Nella fase dell’accoglimento ogni nuovo utente inizia un percorso riabilitativo individualizzato, in modo che tutti gli ospiti della comunità abbiano “contrattato” degli obiettivi da raggiungere nel periodo di permanenza nella struttura.

Il primo progetto, iniziato lo scorso anno ,  ha considerato il recupero di competenze scolastiche di una paziente nel tentativo di raggiungere un “Obiettivo specifico”, operativo e raggiungibile realisticamente in alcuni mesi.

Dopo la fase valutativa, nella quale ci si è concentrati specificatamente sul funzionamento personale e sociale della paziente, si è passati alla fase di “contrattazione” di un reale progetto che ha visto  partecipare non soltanto l’utente ma anche un gruppo(operatori e altri utenti)  di supporto in tale attività.

L’obiettivo specifico da raggiungere in due mesi è stato quello di costruire una visita guidata all’Altare della Patria, avendo riscontrato nell’utente potenzialità poco sfruttate ma esistenti, anche se assopite, inerenti reminiscenze vive e competenti rispetto alle conoscenze apprese nel percorso di studi di “operatrice turistica” affrontato dalla paziente con eccellenti risultati.

La paziente è stata seguita da due operatrici di riferimento che l’hanno supportata nelle attività di studio del monumento scelto da lei stessa. I tempi e i modi valutati insieme sono stati utili al raggiungimento dell’obiettivo, la comunità ha favorito e facilitato l’impegno non indifferente sia dell’utente che del gruppo di supporto.

La responsabilizzazione della paziente è stata funzionale nel favorire una dinamica “a specchio” utile alla comunità in quanto “ruota da traino” capace di  innescare meccanismi di “azione attiva”.

L’intera struttura ha giovato del risultato raggiunto dalla paziente, poiché la visita guidata è diventata non soltanto l’obiettivo specifico della ragazza, ma ha rappresentato un momento emozionalmente condiviso e partecipato.

Il progetto è tutt’ora attivo poiché l’obiettivo generale resta quello dedicato al recupero di più potenzialità che permettano alla paziente di ritrovare le capacità per vivere  autonomamente tenendo conto della patologia e delle sofferenze ad essa associate.

Attualmente a tutti i nuovi utenti che si trovano in una fase di conoscenza della struttura è stato proposto il colloquio valutativo per la costruzione e l’eventuale progettazione dell’obiettivo individualizzato.